Che cos’è “Il Collegio”?
È un esperimento sociologico attualizzato e trasformato in un evento mediatico di successo ovvero un programma tv.
L’idea alla base della trasmissione è semplice e dirompente: 20 ragazzi dai 14 ai 17 anni si ritrovano, volontariamente, a prendere parte all’esperimento ovvero frequentare per un mese un vero e proprio Collegio organizzato e gestito come se ci si trovasse in un anno passato.
Giunto alla quarta edizione “Il Collegio” è passato dagli anni ’60 (ambientato nel 1961 e poi nel ’68) all’attuale edizione che ripercorre il 1982.
Grazie ad una accuratissima ricostruzione, i ragazzi devono rinunciare ai dispositivi elettronici (smartphone, piastra per capelli ecc.), ai trucchi, deodoranti, vestiti e comodità a cui sono abituati per indossare una divisa da collegiale, rispettare regole e disciplina esattamente come era in vigore in quegli anni, con tanto di acconciature e regime alimentare perfettamente coerente dell’epoca.
Più in dettaglio
Molte informazioni si possono trovare alla pagina Wikipedia qui e sul sito ufficiale della trasmissione qui
Ma quello che ci interessa è capire perché questo programma ha avuto tanto successo?
Il perché
Perché dei ragazzi adolescenti, spesso ribelli o totalmente indisciplinati, dovrebbero accettare di privarsi di tutti i dispositivi tecnologici con cui letteralmente vivono, per sottoporsi ad un esperimento di questo tipo? Ragazze che vivono di moda, di un certo tipo di vestiti alla moda, di social e followers che equivalgono al successo; ragazzi che devono avere il capello perfetto, insofferenti allo studio e, purtroppo, alle più basilari regole del rispetto e dell’educazione verso l’insegnamento, il ruolo del docente e l’istituzione scolastica in generale.
Perché i genitori troppo orgogliosi dei propri figli per ammettere delle mancanze educative, troppo disposti a farsi comandare piuttosto che ad insegnare rispetto, umiltà decidono di sottoporre i figli ad una ferrea disciplina e privazione delle abitudini quotidiane?
Si tratta di un curioso e riuscito mix di fattori positivi.
Sottoporsi a questa prova, per i ragazzi, può essere dettato più dall’acquisire visibilità che non dalla reale comprensione della portata del fenomeno, ma quando termina questa esperienza di certo ne escono cambiati.
Forse un po’ più maturi, un po’ più saggi, più coscienti delle regole e dell’educazione nonché più fiduciosi in loro stessi e, quando lo capiranno, anche più rispettosi di loro stessi e degli altri.
Non si tratta di sottostare ad una disciplina troppo rigida, si tratta di imparare che il mondo non è fatto solo di like e followers benché importanti, ma durante il percorso scolastico i ragazzi vengono spinti a guardarsi dentro, ad esprimersi attraverso la scrittura di un tema (spesso con risultati intensi ed inaspettati perché i ragazzi riescono a tirare fuori le emozioni che vivono in modo diverso dagli adulti), a doversi gestire e ad essere un minimo autonomi anche solo dovendo rifarsi il letto da soli (mentre a casa mamma è sempre pronta a farlo lei).
Il Collegio non è la vita vera, è una “bolla” in cui mettersi alla prova per crescere e affrontare una sfida costruita in maniera davvero efficace.
Grazie al preparatissimo corpo docenti e alla figura del Preside e dei Sorveglianti la vita del collegio diventa un’introspezione psicologica e un’occasione da cogliere appieno.
Forse partendo con l’idea di partecipare per avere più visibilità, chi arriva al termine della prova ne può trarre insegnamento ed esperienza davvero utili per il proprio futuro (e magari instaurare anche delle belle amicizie che si rafforzano con la condivisione di quei momenti).