Il lancio
Arriva in Italia oggi, data fissata per il debutto, il 24 marzo; a quattro mesi di distanza dal suo lancio nel continente natio americano.
Il servizio offerto è molto ricco: contenuti in streaming firmati Disney, Pixar, Marvel, Star Wars e National Geographic saranno fruibili su qualsiasi dispositivo.
Un bel colpo basso per i concorrenti come Netflix, NOW TV, Infinity, Amazon Prime Video, ma anche per quelli meno rilevanti sul panorama internazionale come TIMvision, che perderanno inevitabilmente i diritti su alcuni contenuti di cui avevano goduto indisturbati per molti anni. Proprio con quest’ultimo, però, è stato siglato un accordo di partnership che, con una sapiente scelta strategia win-win, permette al primo operatore di fonia italiano di arricchire la sua offerta con la piattaforma D+ ad un prezzo davvero conveniente se sottoscritta entro due mesi dal lancio e se si possiede una linea fissa…
Per tutti, Disney concede il servizio ad un prezzo davvero appetibile: poco meno di 60 euro all’anno, appena 5 euro mensili (si tratta però di un’offerta a tempo limitato: se non si sottoscriveva l’abbonamento entro il 23 marzo 2020, il prezzo annuale ammonta a quasi 70 euro).
Ma Disney Plus è un servizio davvero indispensabile?
Le ragioni del SI e del NO:
A parer mio no.
L’offerta è rivolta per lo più alle famiglie con bambini: cartoni animati, documentari e film con supereroi sono apprezzati in special modo da questa tipologia di target. Lo stesso forse non si può dire degli adulti e dei ragazzi più grandi che, non solo hanno avuto modo di vedere più e più volte questi contenuti negli anni, ma probabilmente sfoggiano tra le mensole di casa dvd, videocassette o registrazioni, e quindi non sentono il bisogno di dover sottoscrivere un abbonamento per vedere qualcosa che già possiedono.
Credo che l’aspetto più vantaggioso della nuova piattaforma Disney, e allo stesso tempo il vero colpo basso per i competitors, sia il fattore costo: si pensi per esempio a Netflix, il cui costo annuale è di 192 euro. Bisogna comunque considerare come il costo superiore sia dovuto anche per i molteplici generi offerti: non solo serie tv e film (di sua produzione, come la seguitissima Stranger Things, e non), ma anche anime giapponesi, reality show, docu-serie, produzioni internazionali, ecc…
A parer mio si.
Non solo la casa del topo più famoso del mondo possiede brand capaci di far impallidire qualsiasi concorrente:
Pirati dei Caraibi, tutti i blockbuster Marvel (Avengers: Endgame da solo ha incassato quasi 2 MILIARDI e 800 MILIONI di euro nel mondo solo al box office), i classici film Disney che grandi e piccini hanno amato e in grado di intrattenere milioni di ragazzi delle nuove generazioni per non parlare di Star Wars che, stando ai primi numeri ufficiali negli States, grazie alla new series Mandalorian, ha garantito oltre 10 milioni di sottoscrittori nel solo giorno di lancio in patria.
Inoltre, secondo i <<dati rilevati dalla società di social analysis ListenFirst che ha monitorato l’engagement dello streamer sui social network durante tutta la settimana del lancio, la stima ufficiale ammonta a 1,28 milioni di tweet nel solo giorno di lancio e un traffico multi piattaforma costituito per il 70% da millennial, seguito dal 19% di Gen X. Il pubblico complessivo si è costituito di profili maschili per il 54%. Entrando nel merito dei singoli social, YouTube ha registrato il miglior engagement riguardo The Mandalorian, Instagram col merchandise Marvel e Facebook col remake live-action di Lilli e il Vagabondo>>.
Se, come recita il mantra, “content is king”, i must have per tutti gli appassionati ci sono.
A questo si devono aggiungere due fattori:
il primo riguarda lo spietato mondo della concorrenza che prevede che i contratti abbiano una scadenza; di conseguenza tanti, troppi, quasi tutti i film targati Disney o Marvel stiano progressivamente sparendo da qualsiasi altra piattaforma, prima tra tutte Netflix (tranne le coproduzioni proprietarie tipo Iron Fist o Luke Cage, ecc.).
Vero che Netflix si sta delineando sempre più come un media content creator con una forza, sostenuta dai numeri, spaventosa focalizzandosi sulla produzione di proprie serie tv o film “produzione orignale Netflix”.
Il secondo fattore riguarda, nostro malgrado, il timing di lancio che, volenti o nolenti, ci vede attraversare a livello globale la pandemia del Covid19. A causa di ciò, parte della popolazione italiana è costretta a casa, con la totalità dei bimbi e dei ragazzi che, oltre ai compiti e allo studio secondo nuove forme in e-learning, potrebbero apprezzare decisamente la possibilità di intrattenimento offerta dalla nuova piattaforma D+ spingendo i genitori a sottoscrivere l’abbonamento.
Dunque, da una parte il colosso di animazione ripropone film e cartoni celebri e di fama mondiale, dall’altra, le restanti piattaforme offrono tra i titoli già affermati anche produzioni originali per tutti i tipi di target.
Adogni modo non si tratta di un servizio superfluo: Disney+ è semplicemente la nuova arrivata in un ambiente popolato da decine di altre piattaforme streaming; ambiente destinato a crescere continuamente e a divenire terreno di scontro tra titani.
Nel settore dell’entertainment videoludico, in passato, case di produzione di enormi dimensioni e di livello globale hanno dovuto soccombere perché, a seguito del lancio della loro nuova ultima console, non hanno saputo supportare con un ampio catalogo di giochi e non hanno saputo stringere partnership rilevanti per la produzione di contenuti di valore da parte delle major software houses. Nemmeno le killer applications, must have, quali Sonic o Super Mario hanno salvato Nintendo dalle scarse vendite del Game Cube (rischiando il fallimento), o, peggio, hanno portato alla totale chiusura della divisione di Sega dopo il lancio del suo Dreamcast.
Cosa succederà quindi?
Disney ha dalla sua molte frecce ancora da scoccare e, sicuramente, la forza economica per produrre contenuti dal successo garantito (anche grazie ai vari top brand esclusivi che possiede) non manca.
Pur essendo vasto, l’attuale catalogo offerto da D+ non è esteso come quello dei competitor presenti da tempo sul mercato ma, grazie ai mezzi a sua disposizione e ad una travolgente macchina di marketing cross mediale, Disney riuscirà non solo a recuperare il gap di ritardo nel tempo di lancio rispetto agli altri, ma anche a ritagliarsi una quota di mercato di primaria importanza.
Nel contesto italiano abbiamo quindi:
- Netflix
- Mediaset premium e Infinity (ma riunire le due piattaforme per ottenere economie di scala no?)
- Chili
- Sky e NowTV
- Altri di minore importanza
Ecco perchè Disney+ avrà un successo planetario nonostante sia l’ennesima piattaforma che viene lanciata sul mercato e comporti un ulteriore costo per gli utenti che, nel mondo dell’economia liquida dell’on demand, sono costretti ad abbonarsi a mille servizi diversi per poter fruire di tutti i contenuti in modo completo.
(post realizzato in collaborazione con la Dott.ssa Denise Vitale – Laureanda in Comunicazione ICT e Media presso Università degli Studi di Torino)